Emarginati & rinchiusi
Fino al 1981, in Svizzera decine di migliaia di adulti e giovani finiscono rinchiusi in istituti o carceri pur non avendo commesso alcun reato. Perché e a che scopo?
Le vittime di questa prassi amministrativa, appoggiate da esponenti del mondo politico e scientifico, chiedono un dibattito pubblico sulle ingiustizie subite. Nel 2014 il Consiglio federale istituisce la Commissione peritale indipendente (CPI) Internamenti amministrativi, sotto la cui direzione un gruppo di ricerca interdisciplinare ha esaminato la storia di tali misure.
Questa mostra online mette in luce la storia degli internamenti amministrativi. Da marzo a inizio giugno 2019 un padiglione espositivo farà tappa in dodici città svizzere; marca la conclusione dei lavori di ricerca della CPI. In contemporanea si svolgeranno manifestazioni in vari luoghi.
1. INTERNAMENTO AMMINISTRATIVO
Fino al 1981, il termine «internamento amministrativo» designa un complesso di misure comportanti la privazione della libertà in un istituto chiuso. Gli internamenti, retti da diverse leggi cantonali e dal Codice civile, sono in generale disposti da un’autorità amministrativa senza alcun procedimento giudiziario. Chi finisce in internamento non ha commesso alcun reato, ma è stigmatizzato perché le autorità giudicano il suo comportamento e il suo stile di vita poco conformi alle norme sociali e come una minaccia per l'ordine pubblico. Soltanto nel 1981 la Confederazione rivede e armonizza le basi legali del collocamento in istituto. Avendo ratificato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo nel 1974, la Svizzera si vede infatti costretta a cedere alle pressioni d’organizzazioni internazionali e a rivedere, nel rispetto dei diritti fondamentali, le regole per i collocamenti in istituto.
Marina Byrde, 2017
dès son enfance placée dans plusieures institutions et familles
«L’INTERNEMENT ADMINISTRATIF EST UN POUVOIR ABUSIF SUR L’HUMAIN, L’ENFANT, L’ADOLESCENT, L’ADULTE. »
2. PERCHÉ E A CHE SCOPO?
I politici e le autorità giustificano l’internamento amministrativo sostenendo che la società va tutelata da chi tiene un comportamento considerato sconveniente. Vengono internati, e quindi esclusi dalla società, soprattutto individui provenienti da ceti sociali ed economici svantaggiati. Sono descritti in termini sprezzanti, quali «scansafatiche», «scostumata», «ubriacone», «sciattona» o «asociale». Questi attributi rispecchiano i tradizionali ruoli di genere: gli uomini sono ad esempio collocati in istituto perché si presume non mantengano in modo adeguato la famiglia, le donne perlopiù perché ritenute refrattarie alle rigide convenzioni morali. L’idea è di «correggere» gli individui di entrambi i sessi, portandoli ad allinearsi ai valori della società.
Il margine interpretativo e operativo delle autorità è grande, rendendo le loro decisioni poco trasparenti: per i diretti interessati, l’incertezza è sfibrante. I ricorsi contro l’internamento vengono spesso intercettati dai direttori d’istituto e tendono a non andare a buon fine nemmeno quando giungono nelle mani competenti.
Extrait de protocole de la séance du Conseil d'Etat du canton de Fribourg du 12 juin 1926
Décision d'internement d'office d'une jeune fille mineure pour inconduite et débauche, Archives de l'Etat de Fribourg.
«IL Y A LIEU DE PLACER A.N. DANS UNE MAISON DE RELÈVEMENT MORAL, AFIN DE L'ARRÊTER DANS LA VOIE DU VICE ET DE TENTER SON AMENDEMENT.»
3. TIPOLOGIE D’ISTITUTI
Gli adulti e i giovani sono internati a titolo amministrativo in strutture di ogni tipo: istituti di lavoro forzato, colonie di lavoro, riformatori, case per madri e bambini, case di cura per alcolisti, prigioni, manicomi, ospizi per poveri. L’attribuzione si fa in base alla confessione e al sesso. Non tutti i Cantoni dispongono di strutture proprie, le autorità possono avvalersi anche di istituti extracantonali o privati. Molte strutture accolgono sotto lo stesso tetto condannati in giudizio e internati amministrativi.
Internato amministrativamente ne La Valletta
Il 31 luglio del 1955 Pierino Malandra scrive una lettera a sua sorella, la lettera porta la scritta «non spedita». Archivio di Stato del Cantone Ticino.
«SE POSSIBILE DI VENIRE IL PIU PRESTO POSSIBILIE PER LIBERARMI DI QUESTA CASA DI PAZZI! ALTRIMENTI DIVENTO PAZZO. IO SONO QUI SENZA NESSUN MOTIVO, È SOLAMENTE UN FALSO RAPPORTO MANDATO IN GOVERNO.»
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia i Cantoni che, nel 1954, dispongono internamenti in strutture bernesi e mostra come il Canton Berna fa internare persone in istituti extracantonali.
Il 3 ottobre 1965 il Gran Consiglio del Canton Berna adotta la legge sulle misure educative e di collocamento, che subentra alla «Legge del 1° dicembre 1912 sulla polizia dei poveri e le case d’internamento e di lavoro». In vigore con modifiche fino al 1992, questa legge disciplina l’internamento amministrativo di «minorenni trascurati e compromessi nella loro moralità che hanno compiuto 18 anni», di individui «abili al lavoro che mettono in pericolo sé stessi o i loro congiunti a cagione della loro oziosità, vita dissoluta o immorale o dell’abuso di alcol o stupefacenti», nonché di persone «mentalmente anormali, ma abili al lavoro».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia i Cantoni che, nel 1954, dispongono internamenti in strutture argoviesi e quelli che accolgono internati amministrativi provenienti dal Canton Argovia.
La «Legge del 19 febbraio 1868 sulla creazione di un istituto di lavoro forzato», in vigore fino al 1981, disciplina la creazione di un istituto di lavoro forzato annesso al penitenziario di Lenzburg. Si applica a «coniugi e genitori che mettono in pericolo la loro famiglia perché trascurano i propri doveri o conducono vita sconsiderata o dissoluta» nonché a «persone dedite all’oziosità, al vagabondaggio o a una condotta sconsiderata e disordinata e che gravano sull’assistenza pubblica (accattoni, dissoluti, oziosi)».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia i Cantoni che, nel 1954, dispongono internamenti in strutture zurighesi e mostra come il Canton Zurigo fa internare persone in istituti extracantonali.
La «Legge del 24 maggio 1925 sull’internamento di adolescenti, sciattoni e ubriaconi abituali» resta in vigore fino al 1981, mentre le disposizioni riguardanti gli adolescenti sono abolite già nel 1962. La legge del 1925 disciplina l’internamento degli adolescenti ai fini della loro «educazione morale», «forgiatura del carattere» e «formazione professionale». Si applica inoltre a individui di età superiore ai 18 anni considerati «dissoluti», «oziosi», «sciattoni inguaribili» o «ubriaconi abituali».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia i Cantoni che, nel 1954, dispongono internamenti in strutture sangallesi e mostra come il Canton San Gallo fa internare persone in istituti extracantonali.
La «Legge del 1° agosto 1872 sul collocamento in istituti di lavoro forzato delle persone oziose e dissolute», sostituita dalla legge del 15 giungo 1971 sull’abolizione delle disposizioni in materia d’internamento amministrativo, si applica a «individui di età superiore ai sedici anni, abili al lavoro, ma oziosi e dissoluti».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: mostra come, nel 1954, il Cantone dei Grigioni non accoglie nelle sue strutture nessun internato proveniente da altri Cantoni, mentre dispone internamenti amministrativi soprattutto verso strutture zurighesi e sangallesi.
La «Legge dell’ 11 aprile 1920 sui provvedimenti pro alcoolici», sostituita nel 1986 dalla legge sull’assistenza sociale pubblica, si applica a «bevitori», «persone dissolute» e «vagabondi».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: mostra come, nel 1954, il Canton Ticino non accoglie nei suoi istituti nessun internato proveniente da altri Cantoni, mentre fa internare persone in strutture extracantonali.
La «Legge del 18 febbraio 1929 sull’internamento degli alcoolizzati e dei vagabondi» resta in vigore fino al 1985, pur con qualche revisione. Si applica a individui che manifestano «ubbriachezza abituale», «conducono vita dissoluta o vagabonda» o appaiono «dediti all’ozio o all’accattonaggio».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia i Cantoni che, nel 1954, dispongono internamenti in strutture lucernesi e mostra come il Canton Lucerna fa internare persone in istituti extracantonali.
La «Legge del 4 marzo 1885 sulla creazione di un istituto di lavoro forzato per il Canton Lucerna» resta in vigore fino al 1966, anno in cui le subentra la legge dell’8 marzo 1966 sull’assistenza e l’internamento di adulti a rischio. L’istituto di lavoro forzato è destinato a «individui abili al lavoro, ma oziosi o dissoluti».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia come, nel 1954, il Canton Ginevra fa internare persone in istituti extracantonali, ma non ospita nelle proprie strutture internati provenienti da altri Cantoni.
La «Legge del 18 giugno 1927 sul recupero e l’internamento degli alcolisti» consente d’internare «a scopi riabilitativi» chiunque «a causa del suo alcolismo compromette la propria situazione materiale o morale o quella dei propri congiunti o costituisce un pericolo per sé stesso o gli altri».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia come, nel 1954, il Canton Vaud pratica internamenti extracantonali, mentre le sue strutture accolgono persone provenienti dai Cantoni di Friburgo e di Ginevra.
La «Legge dell’ 8 dicembre 1941 sull’internamento amministrativo di soggetti pericolosi per la società» è in vigore dal 1942 al 1971. Consente d’internare persone di età superiore ai 18 anni che «sono dedite alla prostituzione o all’adescamento, provvedono abitualmente a parte o tutto il loro sostentamento avvantaggiandosi della dissolutezza altrui, si procurano una parte consistente del proprio sostentamento attraverso il gioco vietato da leggi speciali, compromettono, con la loro dissolutezza e oziosità, la sicurezza o la salute altrui oppure hanno scontato varie pene privative della libertà per crimini o delitti, denotando una marcata propensione alla criminalità, alla dissolutezza o all’oziosità».
Il grafico illustra la collaborazione intercantonale nell’applicare l’internamento amministrativo: evidenzia come, nel 1954, il Canton Friburgo fa internare persone in strutture neocastellane e vodesi, oltreché in istituti di altri Cantoni. Gli istituti friburghesi, dal canto loro, accolgono internati provenienti da Cantoni germanofoni e dalle Cantone Ginevra e Neuchâtel.
La «Legge del 13 maggio 1942 sull’internamento amministrativo d’individui che compromettono la salute o la sicurezza pubbliche», in vigore dal 1942 al 1981, consente d’internare persone di età superiore ai 18 anni la cui «dissolutezza od oziosità compromettono la salute o la sicurezza pubbliche».
4. VITA IN ISTITUTO
Isolati dalla società, gli istituti sono tenuti alla massima autosufficienza economica, affinché gli internamenti gravino il meno possibile sulla società. Il potere dei direttori d’istituto è immenso. Innumerevoli direttive scandiscono il ritmo delle tediose giornate, dedicate al lungo, duro e monotono lavoro forzato. Talvolta agli adolescenti è dispensata una formazione professionale. Le donne svolgono lavori domestici o industriali, mentre gli uomini lavorano nell’agricoltura o nell’artigianato. Gli internati che infrangono le rigide regole o tentano di fuggire rischiano sanzioni durissime, quali l’isolamento o la privazione del cibo. La corrispondenza è controllata; i soprusi verbali e fisici sono all’ordine del giorno, come pure le percosse e gli stupri ad opera di dipendenti d’istituto. Gli internati faticano a denunciare gli abusi fuori dalle mura dell’istituto.
Beschwerdebrief der Familie Schuler
über Zustände in der Korrektionsanstalt Kaltbach Schwyz an das Eidgenössische Justizdepartement, 1921, Schweizerisches Bundesarchiv.
«VON EINEM KARL MEISTER WISSEN WIR ZU BERICHTEN, DASS DIESER VOR CA. 4 MONATEN AUS DER ANSTALT ENTWEICHEN KONNTE, SICH JEDOCH NICHT LANGE DER GOLDENEN FREIHEIT FREUEN DURFTE, INDEM ER BALD DARAUF WIEDER EINGELIEFERT WURDE. AM 31. MAI 1921 WURDE DER BEDAUERNSWERTE VON VERWALTER MOSER, WÄRTER HUWILER UND PLANZER HALB TOTGESCHLAGEN UND ‹DURFTE› 10 TAGE LANG OHNE JEDE NAHRUNG HUNGERN. DIESER SOLL HEUTE NOCH IN EINEM KERKER, WO WEDER LUFT NOCH SONNENSCHEIN HEREIN DRINGEN KANN, LIEGEN UND AN FÜSSEN SCHWERE KUGELN TRAGEN.»
5. RITORNO ALLA LIBERTÀ?
Tutto l’internamento è caratterizzato da una forte pressione psicologica, perché il rilascio in genere dipende dai giudizi espressi dal direttore d’istituto. Il dominio delle autorità non finisce con l’internamento: gli ex internati continuano a essere sorvegliati per un dato periodo di prova, rischiando quindi di finire rinchiusi ancora una volta.
Il collocamento in istituto può avere gravi ripercussioni su tutta la vita: spesso gli ex internati vivono in condizioni economiche modeste; il loro percorso professionale si rivela ostico. Molti si ritrovano poveri in vecchiaia. Non sono nemmeno esclusi problemi fisici e psichici di vario tipo.
6. VOCI CRITICHE
Sin dall’introduzione degli internamenti amministrativi nell’Ottocento vi è chi esprime il proprio dissenso – anche tra gli uomini di legge. Vittime di internamenti amministrativi scrivono note autobiografiche denunciando i torti subiti, ma a lungo nessuno presta loro ascolto. Soltanto con la trasformazione sociale degli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo va diffondendosi la convinzione che la prassi d’internamento debba rispettare i diritti degli individui segregati. Frequenti articoli sulla stampa, unitamente alle rivendicazioni dei diretti interessati, cambiano vieppiù il modo in cui il pubblico percepisce tale prassi, finché nel 1981 vengono aboliti tutti i regimi esecutivi, i regolamenti d’istituto e le leggi per l’internamento amministrativo contrari ai diritti fondamentali.
Di pari passo con l’inasprirsi delle critiche, gli istituti si aprono e assumono più collaboratori formati in educazione sociale, che propugnano nuovi metodi. Insieme a specialisti sanitari e legali, provvedono a ottimizzare lo scambio d’informazioni, a tematizzare e punire gli abusi di potere e ad avviare un dibattito sulle alternative all’internamento. Nonostante i cambiamenti intervenuti, le persone internate negli anni Settanta raccontano che i loro diritti continuano a essere calpestati e che le sofferenze persistono.
Der Publizist Carl Albert Loosli, der selber einen Parcours durch verschiedene Anstalten hinter sich hat, gehört früh zu den prominentesten Kritikern der administrativen Versorgung.
Carl Albert Loosli, Schweizerische Konzentrationslager und «Administrativjustiz», Bern 1939, in: Fredi Lerch / Erwin Marti (Hg.), Administrativjustiz, Zürich 2007, S. 99.
«WAS UNTER SOLCHEN VORAUSSETZUNGEN ALLES MÖGLICH IST, GRENZT ANS UNERHÖRTE. ES GEHÖRT ZUM EMPÖRENDSTEN, DAS MAN SICH ÜBERHAUPT VORZUSTELLEN VERMAG. EIN STAAT, DER EINE DERARTIGE ‹ADMINISTRATIVJUSTIZ› GUTHEISST UND PFLEGT, SETZT DAMIT SEIN ANSEHEN ALS RECHTSSTAAT GRÖBLICH AUFS SPIEL.»