Fonti
Sono considerate fonti i documenti e le testimonianze che consentono di conoscere il passato. Oltre ai documenti scritti, i ricercatori analizzano anche il materiale AUDIO (-VISIVO), le tracce degli edifici dell'epoca o le interviste con i testimoni diretti.
Fonti sugli internamenti amministrativi
La documentazione scritta è prevalentemente reperibile in archivi cantonali o comunali, in vari archivi specializzati, all’Archivio federale svizzero e in biblioteche. Per quanto possibile saranno consultati anche gli archivi privati di istituti, associazioni e privati. Sono considerate fonti anche le interviste che la CPI conduce con le persone che in passato sono state internate in via amministrativa ed ex collaboratori di autorità o istituti.
Le fonti disponibili non riproducono in modo immediato e neutro la realtà del passato – spesso non svelano che un punto di vista. Oltretutto non sono stati conservati tutti i documenti e tutte le testimonianze della storia recente. Ai ricercatori spetterà quindi il compito di vagliare il materiale a disposizione e di scegliere le fonti rilevanti per la loro ricerca, fungendo quindi da ponte tra elementi accuratamente selezionati del passato e il sapere in continua evoluzione del presente.
In questa sede saranno regolarmente pubblicati esempi di fonti utilizzate dai ricercatori della CPI nel loro lavoro.
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1964/2017 | 2016 | 1929-1931 | ||
Una «tutela volontaria» involontaria | L'internamento amministrativo come punizione per le vittime di violenza sessuale? | La vita in carcere a fumetti – il «Witzwiler Illustrierte» | ||
Internata dal 1960 al 1964, Daniella Schmidt fu dimessa al raggiungimento della maggiore età e alla scadenza della misura tutelare alla quale fu sottoposta in quanto minorenne. Nell’intervista del 2017 rivelò che, tratta in inganno dalla Delegazione tutoria, il 31 ottobre 1964 la giovane donna acconsentì alla messa sotto «tutela volontaria», ignara delle reali conseguenze della propria firma. | Nell’intervista con la CPI la signora T. racconta come si rivolse alla magistratura dei minorenni per difendersi dalle molestie sessuali del capofamiglia presso cui era stata collocata e dallo sfruttamento economico sul lavoro. In seguito a ciò fu internata amministrativamente. | L’artista della «Witzwiler Illustrierte» riproduce fedelmente in immagini a colori la quotidianità dell’istituto di lavoro e di pena Witzwil, mettendo alla gogna anche la prassi dell’internamento amministrativo di cui fu vittima egli stesso. Internato più volte a Witzwil tra il 1928 e il 1931, per passare il tempo e intrattenere i compagni, si dedicò al fumetto. | ||
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1938 | 1921 | 1919 | ||
Un avvocato s’interroga | Vie d'uscita dell'istituto: una domanda di liberazione | Una legge per l’internamento amministrativo degli alcolisti | ||
Il 24 giugno 1938 un avvocato si rivolge al Dipartimento di giustizia e polizia del Cantone di Friburgo per ottenere informazioni su una donna internata a Bellechasse, poiché uno dei suoi clienti vuole sposarla. In una prosa letteraria perora la causa del matrimonio ed esprime il suo stupore sul fatto che una donna possa trovarsi in un tale istituto senza aver commesso un reato. | Nell'estate del 1921 A. B., internato a Bellechasse, ha chiesto al Governo friburghese la sua liberazione condizionale dopo aver espiato la metà del periodo di internamento. Ha fatto valere di essersi sempre sforzato, durante l'internamento, di tenere un comportamento «ineccepibile». | La prima legge del Cantone di Friburgo che permetteva l’internamento amministrativo di presunti alcolisti in case di lavoro e case per alcolisti era la «Loi du 20 mai 1919 sur les auberges, la fabrication et la vente de boissons alcooliques et la répression de l’alcoolisme». | ||
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L’ANALISI DELLE FONTI
La selezione delle fonti segna l’inizio dell’analisi vera e propria: varie prospettive, svariati approcci e infinite domande – gestire le fonti storiche fa parte del mestiere del ricercatore. I ricercatori contestualizzano le fonti, le analizzano e formulano ipotesi di lavoro, il che permette di capire meglio il contesto più ampio nel quale si inseriscono.
Segue una breve illustrazione delle principali fasi operative dell’analisi delle fonti.
DESCRIZIONE DELLE FONTI
Ogni descrizione richiede dapprima qualche chiarimento formale. Le fonti conservate in archivio sono pertanto ordinate e catalogate in base a criteri specifici (v. infra per qualche esempio). Il lavoro dei ricercatori si fonda su questo trattamento preliminare delle fonti ad opera, generalmente, degli archivisti. È responsabilità dei ricercatori riportare tali informazioni nella propria pubblicazione e indicare sistematicamente i riferimenti, in modo che ogni fonte citata nel corso di un’analisi sia reperibile.
- SEGNATURA: codice identificativo indicante la collocazione della fonte. Ogni segnatura è unica per garantirne l’identificazione certa.
- TITOLO: denominazione della fonte indicante il contenuto e lo scopo per il quale è stata prodotta.
- ESTREMI CRONOLOGICI: indica il periodo di produzione della fonte.
- PROVENIENZA: i documenti sono spesso raggruppati in fascicoli, a loro volta organizzati in fondi archivistici. È quindi importante avere informazioni sul contesto in cui la fonte è stata prodotta, ossia sull’ente o la persona che ha posto in essere, usato o riunito il fondo.
- CONTENUTO E STRUTTURA: informazioni su contenuto, organizzazione e supporto/tipologia documentaria (carta, digitale, ecc.).
- CONDIZIONI DI ACCESSO E DI UTILIZZO: sono previsti termini di protezione in funzione del periodo di produzione e del contenuto della fonte.
- CONSISTENZA FISICA: alcune fonti non sono consultabili in originale a causa del loro stato di conservazione.
RIUNIRE LE VARIE PROSPETTIVE
Una volta raccolto un numero sufficiente di fonti, ha inizio l’analisi: le varie prospettive sono messe in relazione, le opere disponibili in materia sono consultate – il risultato dei lavori è un testo scientifico.
PUBBLICARE I RISULTATI
Attraverso libri, articoli giornalistici, film, siti Internet e simili, i risultati della ricerca sono divulgati nella società, andando a forgiare una conoscenza condivisa del passato. Tale conoscenza è in continuo mutamento ed evolve con ogni nuovo lavoro di ricerca svolto. In questo modo i ricercatori contribuiscono a sviluppare la memoria, poliedrica e duttile, della società.